Secondo il National Ledger, rivista online americana di politica e cultura pop, sarebbe in progettazione un film sull’Olocausto (strano…) con protagonista nientepopodimeno che Britney Spears.
Tanto è bastato perché le organizzazioni ebraiche facessero sentire la loro voce. Charlotte Knobloch, presidente del Consiglio centrale degli ebrei in Germania, ha subito posto uno aut aut netto. Le organizzazioni ebraiche tedesche, dice, non possono accettare che il tema dell’Olocausto venga smerciato mescolando così perfidamente il Male assoluto e Britney Spears. Ci rendiamo conto una volta di più, accostandoli in questo post, della sproporzione che esiste tra le due dimensioni, quella in cui si è trovato Primo Levi e quella che si è cercata la Spears. Tuttavia gli ebrei avevano tentato con egual vigore a censurare e tenere lontano il film The reader e la sua bravissima protagonista Kate Winslet da ogni gratifica e premio. Inutile perché la Winslet vinse (meritatamente) l’Oscar per quella interpretazione. Siamo dunque su due piani completamente diversi, ma uguale è la reazione delle comunità ebraiche ogniqualvolta circola nel mondo un libro o un film che, pur lungi dal revisionare o negare, escano dalla vulgata comune, e non dispongano pertanto del necessario imprinting dell’ebraismo ufficiale.
L’errore forse sta nel non essersi resi conto che pompare così forte il tema dell’Olocausto, fino a crearne una industria (l’industria dell’Olocausto è un libro che è stato scritto proprio da un ebreo, che forse aveva visto giusto), gioendo con piacere per il numero sempre crescente di materiale su questo tema, avrebbe fatalmente portato a questo. L’impressione che molti scegliessero il tema politically correct per antonomasia per raccogliere facili elogi e premi avrebbe dovuto far scattare campanelli d’allarme. Come dice un detto popolare pieno di buon senso, il troppo storpia.
Ora è evidente che la situazione sta un po’ sfuggendo di mano. Lo sfizio di parlare dell’Olocausto non se lo vuol far mancare nessuno. Dunque gli ebrei del mondo potrebbero trovarsi la Spears a interpretare il dolore nel Lager (improbabile comunque) dei loro nonni. E questo non fa loro piacere, per il tipo di fama e la storia della ragazza. Eppure, ci verrebbe da dire, proprio chi è stato per secoli vittima del pregiudizio dovrebbe andarci sempre cauto, e non lanciare mai anatemi preventivi.